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ARTIGIANATO NATURA

Apicoltura nel Lazio, millenaria dall’ingegno dei romani

Apicoltura nel Lazio - Venditrice Di Miele fresco

Apicoltura del Lazio, un’eccellenza davvero notevole. Il mestiere dell’apicoltore è fatto di pazienza e amore verso le api, che sono delle creature meravigliose ma anche molto delicate. Le arnie sono preziose e per questo anche preda di ladri e addirittura di atti di vandalismo. Le api temono il freddo eccessivo, gli sbalzi climatici e amano la pace  e la serenità. Sovente l’apicoltore deve spostare le arnie per proteggerle.

Apicoltura nel Lazio

Eppure essendo le api come delle sentinelle del territorio, sensibili all’inquinamento, vanno protette con maggior zelo. In cambio di tanto amore, l’apicoltore raccoglie un po’ di  miele, polline, cera d’api, pappa reale e propoli. L’apicoltura varia a seconda delle varietà delle api, del clima, altitudine e varietà di fiori a disposizione.

Apicoltura nel Lazio -  Arnie in primavera

Sembra incredibile, ma il miele si consuma da circa 12.000 anni e anche gli altri prodotti del lavoro delle operaie. Sembra che già in epoca preistorica, esisteva la raccolta del miele selvatico; attestato dalla pittura rupestre della «cueva de la Araña» (la grotta del ragno) che si trova presso Valencia, in Spagna. Vi si vede un uomo appeso a delle liane che porta un paniere per contenere la raccolta, con la mano infilata in un tronco d’albero alla ricerca del favo di miele. Non si sa con precisione quando l’uomo imparò ad allevare le api.

Virgilio e le api

Questi delicati insetti sono molto intelligenti e non attaccano l’apicoltore che si occupa di loro. Avendo noi un territorio che va dai monti al mare, con alberi e cespugli mediterranei di grande varietà; possiamo contare su vari tipi di miele. Pensate che una colonia di api è costituita da un’unica regina, da molte operaie (femmine sterili), da un piccolo numero di fuchi (maschi) e dalla covata (larve).

Apicoltura nel Lazio - Apicoltore al lavoro

Un alveare è composto da un’unica colonia o famiglia, sempre ottimamente organizzata. Per riprodursi e sopravvivere, una colonia di api cerca di accumulare il massimo possibile di provviste durante la buona stagione, per poter passare l’inverno. Tuttavia il cambiamento climatico sta danneggiando molto questo settore. Gli incendi frequenti e la scomparsa di alberi è un dramma. La mancata fioritura a primavera, o la scarsa fioritura, è un vero problema.

Miele di lavanda

In epoca romana l’apicoltura era molto praticata, e già organizzata in modo non molto diverso rispetto ad oggi. Il miele era quasi l’unico dolcificante; quindi si comprava a secondo del tipo a prezzi differenti e si regalava anche per le festività di fine anno. I primi alveari artificiali, probabilmente erano di tronchi cavi o di scorza di sughero.

labbra - Burro Di Cacao di cera d'api

Nel 30 a.C., al tempo dell’imperatore Augusto, l’apicoltura era nella sua età dell’oro, le api venivano raccolte in tronchi cavi d’albero, in casse di legno spalmate di creta e sterco bovino ed in Italia erano rare le case di campagna ed i poderi rustici che fossero privi di api. I romani apprezzavano le proprietà del miele e lo impiegavano in cucina come bevanda e per insaporire i pasti. Scoprirono la panna montata e l’idromele. Virgilio, sommo poeta e apicoltore, dedicò un intero libro dell’Eneide alle api e all’apicoltura.

Cucina romana

Oltre a dichiarare la sua passione per il miele di timo di cui andava ghiotto. Grazie alle panetterie, il dolce non era più esclusivamente un prodotto domestico. Si scoprì come fare la panna montata, realizzata con farina, formaggio, uova e miele, e dei dolcini simili ai nostri budini, cosparsi di miele. Nella cucina romana trionfava l’agrodolce: a differenza di quanto accade oggi, non si faceva una netta differenza tra i sapori dolci e salati. Si era soliti infatti, mescolare i sapori forti e piccanti, con quelli dolci, salati e agri. I due principali insaporenti della cucina erano: Una delle tecniche più diffuse ai tempi dei Romani, era quella di mescolare vino e miele per ottenere delle apprezzatissime bevande, tra cui l’idromele, una bibita resa alcolica dalla fermentazione del miele in acqua, bevuta al naturale o miscelata al vino, succo d’uva o, ancora, aromatizzata con erbe e sostanze varie.

Apicoltura nel Lazio sui Lepini

Il miele si donava in vasi grandi preziosi e la presenza di cespugli di rosmarino, era una grande risorsa; così come gli alberi da frutto e boschi di alberi molto estesi. In zona mediterranea oggi sarebbe opportuna una maggiore coltivazione della lavanda, che potrebbe darci in modo abbondante; un tipo di miele ricchissimo e molto richiesto sul mercato. Il miele di lavanda ha proprietà calmanti dei centri nervosi e antispasmodico. E’ un leggero analgesico. Utile per il mal di testa e le vertigini. Proprietà Consigliabile in particolare per i bambini, i giovani in crescita, gli sportivi, i malati, le gestanti, gli anziani, chiunque svolga lavori stressanti e faticosi. Ma anche il trattamento dell’influenza, della tosse, delle malattie polmonari. Decongestionante e calmante della tosse. Aumenta a potenza fisica e la resistenza. Azione cardiotropa. Protezione e disintossica il fegato. Per l’apparato digerente ha una funzione stimolante e regolatrice.

Arnie e alveari

Diuretico. Antianemico. Fissa il calcio e il magnesio nelle ossa. D’inverno una colonia si riduce, per ridurre al minimo indispensabile il consumo delle provviste. La popolazione non può tuttavia scendere oltre un certo limite, giacché è quella che deve mantenere la temperatura all’interno dell’alveare e dovrà rilanciare la colonia in primavera per l’apicoltura nel Lazio,

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Apicoltura nel Lazio, millenaria dall’ingegno dei romani ultima modifica: 2022-08-22T07:00:00+02:00 da simona aiuti

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