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CULTURA MITI E LEGGENDE STORIA

Il culto di Attis dei romani, incredibilmente simile alla Pasqua cristiana mi

Il culto di Attis - Tempio e attis

La Pasqua, per come la intendiamo noi oggi ha delle nette similitudini con una festività romana pagana, ovvero il culto di Attis, ma c’è molto di più.

Il culto di Attis

Esisteva un culto nella Roma antica in epoca imperiale precisamente ed era Attis, figlio della Dea Cibele, vergine e senza marito. Questo dovrebbe dirci già molto. Il figlio con morte e resurrezione simboleggiava il ciclo vegetativo della primavera. Era la rinascita e si festeggiava nel periodo tra il 15 e il 28 marzo, con la morte e la rinascita del Dio.

Il culto di Attis - donna e conigli
coniglie e lepri

Tra queste feste vi erano il Sanguem e l’Hilaria. Le feste iniziavano sempre il 15 marzo, intorno all’equinozio, ovvero luna piena, con la penitenza. Il 22 cadevano i Tristia, in cui si commemorava la passione e la morte di Attis. il 24 era Sanguem, in cui i sacerdoti si ferivano fino ad arrivare all’evirazione. Il 25 ovvero gli Hilaria: Attis risorgeva. Il sole aveva attraversato l’equatore celeste. Il 28 iniziavano i giochi al circo, i Ludi Megalenses, giochi pubblici che seguivano l’aspersione pubblica rituale.

La Pasqua cristiana

Si faceva con acqua consacrata, della statua della Grande Madre Cibele. Anche nella Pasqua cristiana esiste la consacrazione dell’acqua, detta “lustrale”. Di fatto, con il termine “passio” s’intende una rievocazione storica della vita, o anche solo delle circostanze della morte, di un martire che viene letta, durante la liturgia, al posto di una delle letture nel giorno della festa del santo stesso.

Il culto di Attis - Culto Di Resurrezione in scultura
culto di resurrezione

Il testo ha lo scopo di tenere viva nei fedeli la memoria del santo e dell’atto eroico che lo ha condotto al martirio. I testi delle “passio” cristiane non sono codificati. Ma la più antica notizia della Passio sembra debba risalire a Quirino. Anche l’uovo unisce l’epoca romana a quella moderna attuale. L’uovo fin dall’antichità, simboleggiò l’origine della vita, quello di Heliopolis poggiava sulla terra ed era sormontato da una luna, cioè era nutrito da due energie femminili: la madre natura terrestre e la madre natura celeste.

La Mona de Pascua

In Spagna, da tempo immemorabile, c’è l’usanza di un dolce detto la Mona de Pascua, regalata il giorno di Pasqua dal padrino e dalla madrina al loro figlioccio. Il dolce somiglia ad una ciambella gigante e, nella ricetta originale conteneva tante uova sode secondo l’età del bambino. Anche i cattolici mangiano uova sode nella colazione del mattino.

Il culto di Attis - Torta di molte uova

Mentre gli ebrei si scambiano uova sode per la cerimonia funebre di una persona cara, come segno di vita dopo la morte, quindi di rinascita. Il coniglio è un altro simbolo della Pasqua, anche se in realtà agli inizi era la lepre. Divenne coniglio per la più facile reperibilità. La Pasqua, ovvero l’equinozio di primavera era una festa pagana per la rinascita della vegetazione, quindi la prosperità dei campi dopo la desolazione dell’inverno. La lepre era appunto un simbolo di fecondità legato a Venere.

Da Attis un prato di viole

Quindi il culto di Attis e la Pasqua di oggi recano caratteristiche comuni. A festeggiare questo periodo dell’anno non è solo il cristianesimo. Da Attis, cioè allattato da una capra. Il bambino subito cacciato via, è abbandonato sulle montagne, e allevato da alcuni pastori che lo trovano. Diventato grande, a Cibele e Agdistis, se ne innamorano perdutamente. Così, alle nozze di Attis con la figlia del re Mida, le furie di Agdistis inducono tutti i presenti ad auto-evirarsi, compreso Attis. Egli mutilandosi sotto un pino, muore, lasciando il posto ad un prato di viole. Però dalla disperazione di Agdistis e Cibele, pentite del gesto compiuto, Zeus concede una parziale resurrezione del defunto. Attis, dunque, si salva e diventa da quel momento il cocchiere del carro della dea Cibele I romani istituiscono delle celebrazioni in onore della divinità. Già durante il I secolo a.C., Attis rappresenta il ciclo vegetativo delle stagioni.

Nocera Terinese e il Culto di Attis

La sua morte e resurrezione simboleggiano, nell’immaginario dell’epoca la prosperità. Dalla storia di Attis, persino l’imperatore Flavio Claudio Giuliano, comincia a scrivere il suo famoso Inno alla madre degli dei. Infine, secondo lo storico Antonio Basili, il rito del sangue di Attis, sopravvisse nel tempo, associato alla settimana santa della Pasqua. L’esperto sostiene che, ancor oggi, si possano individuare tracce dell’antico rituale a Nocera Terinese, in provincia di Catanzaro. Si tratta di un rito di flagellazione, che mediante il “cardo”, uno pezzo di sughero con tredici pezzi di vetro incastonati, percuote cosce e gambe dei devoti. A tal proposito, scrive il Basile: «[..] non è meraviglia che sopravviva ancora in un vecchio paese della Calabria il rito antichissimo del sangue: per la morte e la resurrezione di Attis esso rimane in Nocera Terinese, ma adottato alla commemorazione della morte e della resurrezione del Cristo, come sopravvivenza o meglio reviviscenza»

Il culto di Attis dei romani, incredibilmente simile alla Pasqua cristiana mi ultima modifica: 2023-03-31T07:00:00+02:00 da Redazione

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