Ippolito De medici e il mistero del suo avvelenamento - itLatina

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MITI E LEGGENDE STORIA

Ippolito De medici e il mistero del suo avvelenamento

Ippolito De Medici - dettaglio di un noto ritratto del cardinale

Ippolito de’ Medici, cardinale, era l’idolo dei Romani nonché orgoglio del pontefice, Leone X, suo zio. Come vicecancelliere della Chiesa ed ambasciatore della stessa, amava la partite di caccia, i giochi d’armi, le feste teatrali e musicali; e manteneva uno stuolo di letterati, artisti, musici e scudieri. Frequentava molto la bella Fondi e quindi la corte della contessa Giulia Gonzaga; vedova del gran capitano Vespasiano Colonna.

Ippolito de Medici

Ella era ritenuta la più bella dama del mondo, di cui era il più servizievole dei suoi amici. La decantava Ludovico Ariosto nel canto 46 dell’”Orlando Furioso”, ma anche Bernardo Tasso. Insomma a fondi c’era “la vera età dell’oro”. Orbene, l’uomo del momento, amato e vezzeggiato, il 10 agosto del 1535, Ippolito de’ Medici muore tra fosche nubi e torbidi inganni, nel convento di S. Francesco di Itri.

Ippolito De Medici - Clemente VII in un noto ritratto ufficiale
papa Clemente VII

Aveva solo 24 anni il cardinale e apparentemente nessun problema di salute. Lascia sgomenti la morte del nipote del pontefice Clemente VII. Il giovane porporato, amatore delle lettere, mecenate di letterati, di poeti e di dotti, di cui si circondava, il 2 agosto è colpito da lieve indisposizione; dovuta agli strapazzi, che gli recavano le cacce, i tornei e le frequenti visite a Fondi. Quattro giorni dopo, il cardinale è a letto costretto dal malore.

Convento di San Francesco di Itri

Il servo Giovanni Andrea  da Borgo San Sepolcro; corrotto dal duca di Firenze Alessandro de’ Medici, cugino di Ippolito, agisce nell’ombra. Approfittando della circostanza, attua il diabolico piano criminoso. Pianifica e infine porta per il pranzo del cardinale, una minestra in brodo di carne di pollo; condita con pepe. In essa però aveva somministrato del veleno, portato da Firenze, dal capitano Pignatta.

ippolito De Medici - Chiesa Di S. Lorenzo In Damaso a Roma
luogo di sepoltura del cardinale – fonte foto – Wikipedia – Peter1936F – CC BY-SA 3.0

L’autorevole prelato, nipote del papa, muore quindi lasciando una corte sgomenta, ma sospettosa dal primo momento. Accusato dell’avvelenamento lo scaltro Giovanni Andrea De Francisci; arrestato e rinchiuso nel castello medioevale di Itri. Qui è sottoposto dal castellano, da Piero Strozzi e da Bernardo Salviati a strazi e a tormenti. Presso Ippolito era Giulia Gonzaga, che gli allevia dolcemente la sofferenza, assistendolo ed usandogli squisite cortesie. Però non tutti gli storici del tempo ritengono che Ippolito sia stato vittima di un efferato delitto.

Clemente VII nipote di Ippolito De Medici

Infatti, alcuni sostengono che il cardinale, il quale aveva fatto del trecentesco convento di S. Francesco un centro di intrighi per la conquista del ducato di Firenze; accoglie numerosi fuoriusciti. Vi erano Nicolò Machiavelli, detto il Chiurli, Francesco Corsini, Dante da Castiglione, Antonio Berardi, Bartolomeo Nasi; ma anche i capitani Gioacchino Guasconi e Baccio Popoleschi,  provenienti dalla città sulle rive dell’Arno, morì per febbri malariche, altri per intossicazione da cibi avariati. Secondo un cronista tiburtino, Ippolito de’ Medici ebbe un’indisposizione mangiando una panatella, che causò la sua morte precoce.

Ippolito de Medici - Itri e la veduta della Piana di Sant'Agostino

Veleno o febbri palustri o ancora qualche intossicazione da cibi avariati? Una morte che suscitò larghi compianti, a cominciare dagli artisti che manteneva; i quali ne portarono, a spalla, la salma da Itri a Roma. Anche per la bella Gonzaga fu una grave perdita. Il lutto fu generale per questo signore così liberale.

Nicolò Machiavelli

Le nenie funebri  furono espresse in tante lingue, con urla raccapriccianti che gelavano il sangue. Alcuni servi di colore, africani e mori, si graffiavano il viso per il dolore. Dopo il decesso e gli omaggi, sul far della notte, il corteo mosse da Itri, con le fiaccole ardenti e le bandiere a mezz’asta, verso Roma. Il clero era in pompa magna, con crocifissi e stendardi, come si conveniva ad un vicecancelliere della Chiesa. La bara era adagiata sulle spalle degli uomini delle ventidue tribù che formavano la corte esotica; dell’alto rappresentante  della cristianità. Sopra il feretro condiviso a turno, il cappello cardinalizio, la corazza e le armi del defunto. Dietro la bara, una lunghissima fila di cavalieri, di paggi, di amici, di vassalli, oltre a tanti popolani e contadini. La salma, che  fu seppellita nella chiesa di S. Lorenzo in Damaso, a Roma, fu pianta da tutta la cittadinanza.

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Ippolito De medici e il mistero del suo avvelenamento ultima modifica: 2022-05-10T07:00:00+02:00 da Redazione

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