La bazzoffia era un piatto tipicamente stagionale e si mangiava solo tra aprile e maggio, ma anche più in là, se la natura era generosa di verdure. Tuttavia si prediligeva il periodo dell’ultima raccolta di alcuni ortaggi. Stiamo parlando di carciofi, anzi la carciofella che è una via di mezzo tra il cimarolo e il carciofino classico. Siamo in primavera e quindi tra gli ingredienti abbiamo fave e i primi piselli che fanno al caso nostro.
La bazzoffia
Nell’epoca che viviamo, gli ortaggi si trovano facilmente, tuttavia un tempo questa zuppa si preparava solo in un certo periodo. Si tratta di un piatto povero della più vecchia tradizione contadina di Sezze e anche di Priverno. La bazzoffia del resto, come tutte le altre zuppe, è un piatto che oggi si definirebbe “svuota frigo”, ed è eccellente per evitare sprechi.
Anche perché si avvale del pane raffermo, che ben si sposa con questa pietanza ricca di vitamine. Si tratta davvero di un piatto ricco e gli ingredienti base sono cipolla, sedano, patate, bieta, spinaci. Inoltre servono zucchine, fagioli, carciofi, piselli, fave fresche, germogli teneri di zucca, aglio e rosmarino. Se però volete gustare la bazzoffia a Sezze, dovrete farvi invitare da amici. Non se ne ha notizia nei menù dei ristoranti. C’è chi confonde la bazzoffia con l’arrapacacornuti o rappracornuti.
La bazzoffia di Sezze e Priverno
Anche questo è un piatto tipico di Sezze e Roccagorga. Si tratta anche in questo caso di una zuppa che si prepara con un brodo di verdure: zucchine, germogli di zucca, fiori di zucca e cipolla. Si dice che abbia preso il nome dal fatto che in passato le donne infedeli dei Lepini la preparassero all’ultimo momento; al ritorno da qualche incontro amoroso, per far trovare almeno un piatto caldo ai mariti traditi e becchi. Scherzi a parte, nel mese di luglio, Sezze rende omaggio a questo piatto con la tradizionale sagra della bazzoffia.
Se volete prepararla, dovrete tagliare grossolanamente le verdure, mettendole a macerare per alcune ore in un cestino. Un tempo si chiamava “canistriglio” e si poneva sotto acqua corrente. Al contempo, in un altro recipiente di pietra o legno, detto un tempo “murtalo”; si battevano aglio e rosmarino. Oggi possiamo anche usare un mixer.
Pane raffermo
Poi in un tegame si mettono cipolla e sedano con olio extravergine. Solo ora si aggiunge del brodo di carne “a sentimento” e poi le verdure ben scolate. Mentre la zuppa sta andando, si potrà affettato e porre in un tegame in ceramica, del pane casereccio raffermo; tagliato a fette sottili. Su questo strato infine, si verserà il brodo bollente con le verdure. Una volta, sotto per dare più sostanza, si metteva l’uovo cotto in camicia. Infine, la tradizione richiede una bella manciata di pecorino.
Il segreto per ottenere un ottimo risultato è lasciar riposare la zuppa un’oretta e poi portarla in tavola, accompagnata da cipolle locali affettate sottilissime e olive nere, sempre locali. Un altro segreto è usare del buon pane raffermo, magari ben abbrustolito. I cultori usavano bagnarli con diversi brodi, tra cui di verdure, oppure di legumi e anche di pesce.
Buona la zuppa!
Che buono! Grazie per l’informazione!
grazie a te cara