Nave Romana restituita dal mare dopo più di due millenni. Immersa nelle acque di Terracina, che anticamente erano solcate quotidianamente da navi romane per trasporto merci, si svela dopo molti secoli. A quanto pare il relitto trasportava un carico speciale legato all’edilizia. Chiamato da circa trent’anni il “Relitto delle tegole”, per via del carico; l’antica nave testimonia in modo tangibile, la ricchezza celata dalle acque dei nostri litorali.
Nave romana restituita dal mare
Quel “legno” così antico, è incredibilmente sopravvissuto; ameno in parte, al mare e alla corrosione della salsedine. A quanto pare trasportava tegole in terracotta; probabilmente in transito per la destinazione finale di una dimora in costruzione. Da tempo s’ipotizzava l’esistenza del relitto e ora c’è la certezza. Ci troviamo pressappoco davanti al litorale cittadino, a diverse centinaia di metri di profondità.
Si tratta orbene proprio di una nave da trasporto merci d’epoca romana lì affondata. La datazione dovrebbe risalire al primo secolo Avanti Cristo. Gli avvistamenti di alcuni sub avevano quindi fatto centro. La conferma è arrivata dopo un’accurata campagna di monitoraggio e vigilanza dei beni archeologici sommersi e non solo. Ottimo il lavoro portato avanti dalla Guardia Costiera di Terracina. Per la precisione c’è stato un intervento degli agenti coordinati dalla Comandante Emilia Denaro; affiancati dai militari del 2° Nucleo Operatori Subacquei della Guardia Costiera di Napoli.
Nave romana restituita dal mare a Terracina
L’immersione è avvenuta in collaborazione con la Soprintendenza archeologica del Lazio; mirando al recupero della nave cargo, che si spera avrà una giusta collocazione con il suo carico. Per le ricerche ci si è avvalsi anche di un moderno robot sottomarino. Esaminando e perlustrando il relitto colato a picco; si è scoperto che dentro c’è ancora intatto l’insieme di tegole e coppi in terracotta.
Tuttavia, si tratta di un piano di lavoro molto più ampio, ancora in itinere. Ci riferiamo al progetto “Reti fantasma”, poiché vi sono abbandonate o comunque disperse da mareggiate, molte reti da pesca, aggrovigliate a rifiuti di derivazione ahimè plastica. Tutto ciò costituisce un costante pericolo per l’ambiente marino. Purtroppo queste reti, oltre a raccogliere rifiuti, li rilasciano in micro particelle che i pesci ingeriscono, finendo purtroppo nei nostri piatti.
Reti fantasma
Questo genere di intervento di ripulitura, migliora la qualità del mare; consentendo di rendere più sicura la navigazione all’interno delle acque del litorale costiero. Oltre al recupero dei reperti archeologici, in collaborazione con le Associazioni ambientaliste, per la tutela dei fondali e dell’ambiente marino e costiero; si può fare molto per l’ecosistema. La salvaguardia delle aree protette quali quelle del Sud Lazio è un dovere da insegnare e da trasmettere alle nuove generazioni. La vigilanza dei beni archeologici sommersi, la pulizia dei fondali e degli specchi acquei portuali ;non devono mai venir meno.
A volte è necessario pianificare anche degli interventi operativi; con l’ausilio di mezzi via terra. Ciò per la rimozione di alcune vecchi rottami nei bassi fondali e carcasse. Per fare un lavoro simile, oltre a tecniche specialistiche di archeologia subacquea; come si evince; si usano sofisticati sistemi di ricerca strumentale, come il ROV (Remotely Operated Vehicle).
Muy lindo.