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LO SAPEVI CHE MITI E LEGGENDE

Quando Cesare donò una perla all’amata Servilia

Quando Cesare donò una perla - Matrona Con Le Perle indiane

Quando Cesare donò una perla a Servilia fece scalpore! Le perle sono parte della storia del nostro territorio. Forse oggi che in modo quasi asettico vediamo delle perle raffinate in gioielleria, magari con marchi stranieri, neanche immaginiamo quanto siano “italiane” e parte della nostra storia.

Quando Cesare donò una perla

I Latini le chiamavano bacae o margaritae. Questo secondo termine, era molto più romano, perché evocava quanto fossero sprezzanti del pericolo coloro che scendevano sui fondali marini per recuperarle. Le coglievano  con la stessa disinvoltura di quando come si possono raccogliere le margherite. Eppure i romani temevano il mare, non lo sfidavano e sapevano che per le perle avrebbero dovuto pagare moltissimo.

Donna Romana Con Le Perle

Erano considerate beni di lusso e pochi potevano permettersele, quindi quando le vediamo raffigurate; sia ben chiaro che erano sempre sulle orecchie di donne molto ricche. Le perle le troviamo descritte anche da Plinio il Vecchio, nella Naturalis Historia; nella quale scriveva che questi oggetti provenivano principalmente dall’Oceano Indiano. Molte delle perle provenivano anche da isole come Taprobane ( l’attuale Sri Lanka) e dalla Cina. Potevano essere trasportate via mare, attraverso la Gran Via dell’India e il Golfo Persico, passando poi per il porto di Alessandria.

Le perle amate dai romani simbolo di ricchezza

Le perle viaggiavano via terra, attraverso la via della Seta, per giungere infine nell’Urbe, dove si lavoravano e si vendevano infine lungo la Via Sacra. Il valore di queste perle andava in base alla loro lucentezza, dimensione e forma. Le perle più candide provenivano tutte dall’Oceano Indiano e dal Mar Rosso; mentre le più grezze sempre dal Mediterraneo.

Quando Cesare donò una perla- Servilia amata da Caio Giulio Cesare
Servilia amata da Cesare e madre di Bruto

Quelle più grandi e belle erano chiamate uniones, mentre elenchi quelle grandi e di forma bislunga. Le perle a Roma erano talmente e desiderate che nel 46 a.C. si emanò la Lex Iulia; una legge suntuaria che limitava l’utilizzo delle perle come oggetto d’ornamento. I romani arrivavano ad usare le perle, sciogliendole nell’aceto, ma era una ostentazione un po’ volgare. Ne parla sempre Plinio; ricordando lo strano menu di Clodio, figlio dell’attore Esopo. Secondo l’aneddoto riportato da Plinio, Clodio; volendo conoscere che sapore avesse una perla, ne mangiò una intera.

Giulio Cesare e la perla donata a Servilia

Gli sarebbe piaciuta talmente tanto che, al banchetto successivo, ne avrebbe fatta avere una per ogni suo convitato, così che potessero gustarle pure loro. Inoltre, sempre Plinio riporta anche che le due perle più grandi mai esistite appartenessero a Cleopatra; che le ricevette in dono da re orientali, e che utilizzava come orecchini. Secondo un aneddoto leggendario, la sovrana scommise con Marco Antonio che avrebbe potuto realizzare un banchetto da dieci milioni di sesterzi.

Profilo - donna con le perle

Davanti a un incredulo Marco Antonio, la regina d’Egitto avrebbe semplicemente chiesto ai suoi servi di portarle una coppa piena di aceto, nella quale gettò uno dei due costosissimi orecchini. Ovviamente l’acidità dell’aceto sciolse la perla, e Cleopatra, bevendo aceto e perla disciolta, vinse la scommessa. L’altra perla invece sarebbe arrivata intatta a Roma, dopo la conquista dell’Egitto. Nell’Urbe venne divisa in due per adornare, sempre in forma di orecchini, la statua di Venere nel Pantheon.

Venere del Phanteon

Lo stesso Caio Giulio Cesare, in uno ei suoi vari matrimoni, per interesse, volle fare un colpo di teatro per la sua amata Servilia, madre di Bruto forse l’unica donna che abbia amato fin da bambino e che mai sposò. Il giorno delle nozze, avrebbe fatto recapitare a Servilia una perla del valore di 600 sesterzi e lo fece pubblicamente. Il messaggio era chiaro e alla maniera di Cesare. Voleva dire: sì mi sto sposando ancora, ma tra noi nulla è cambiato mia amata”.

Quando Cesare donò una perla  - Triclinio con delle perle

Del resto a Roma le matrone ambivano possedere orecchini, detti crotalia , ovvero nacchere, dato il suono che le perle emettevano toccandosi. Erano pendenti formati con il maggiore numero di perle possibile. Ma, soprattutto a partire dall’età augustea le perle si usavano non solo per i gioielli ma anche per ornare vestiti e calzari. Particolarmente amate dai Romani ed utilizzate per i “vestiti da sera”, durante le processioni e le feste

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Quando Cesare donò una perla all’amata Servilia ultima modifica: 2022-07-26T07:00:00+02:00 da simona aiuti

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