Via Arco dei Banchi a Roma, a due passi da noi, è uno di quei luoghi un po’ nascosti; che esistono nella loro eterna grazia, tra le pieghe di troneggianti palazzi che sembrano esistere da sempre nella “città eterna”.
Via Arco dei Banchi
Quando si arriva, si è colti subito da tanta meraviglia, eppure questo piccolo fazzoletto di terra romana, ha una storia altrettanto incantevole. Questa zona ha in gran parte mantenuto la sua struttura; fa meraviglia, ma comunemente non appartiene ai percorsi turistici tradizionali. Per la precisione siamo in Via Arco dei Banchi in zona Santo Spirito.
La massima notorietà del luogo, risale al XV secolo; quando la Basilica di S. Pietro divenne il centro politico, morale e religioso di Roma e del mondo conosciuto. Lo divenne, determinando un cambio di orientamento del sistema viario verso Ponte Sant’Angelo; l’unico che unisse la città di Roma al Vaticano. Tuttavia, si dice che da questo vicolo siano passati tutti i flussi economici più importanti di Europa e anche le sorti della stessa. Via Arco dei Banchi è una traversa di Via del Banco di S. Spirito.
Agostino Chigi
Il nome di “banchi”, esteso alla zona che comprende anche via dei Banchi Vecchi; si riferisce ai banchi dove negozianti, ma soprattutto banchieri, notai, scrivani e mercanti di ogni tipo esercitavano i loro affari. Lo facevano sfruttando la vicinanza a S. Pietro. Via del Banco di S. Spirito era anche detta “Canale di Ponte”. La via prese il nome di “Banchi Nuovi” quando, per volere di Papa Giulio II, ci fu il trasferimento della Zecca Pontificia; da Palazzo Sforza Cesarini al palazzo del Banco di S. Spirito.
Ciò indusse i banchieri ad aprire i loro uffici di cambio in questo tratto di strada. Nel 1541 la zecca fu trasferita altrove e l’edificio rimase inutilizzato ma conservò il nome di “Zecca vecchia”. Tra i banchieri che facevano affari, il più famoso è stato Agostino Chigi detto il magnifico; forse l’uomo più ricco d’Europa all’epoca.
Rinascimento a Roma
Aveva un banchetto e si dice non avesse scorta. Molti facevano anticamera per chiedergli prestiti, sedevano e si rinfrescavano ad una cisterna. Re e potenti che volevano compiere imprese o fare guerre, gli chiedevano denaro in prestito. In ogni caso, tornando al vicolo, il nome deriva forse dal fatto che la gran massa di pellegrini provenienti dalle vie circostanti; si “incanalava” in questo stretto tratto di strada per attraversare ponte Sant’Angelo e recarsi in San Pietro.
O più probabilmente, a causa delle inondazioni del Tevere che appena aumentava di livello invadeva immediatamente questo breve tragitto. Da notare che all’inizio dell’arco che dà il nome a via Arco dei Banchi, in basso a sinistra, è incassata una pietra. Su questa, a caratteri semigotici, è visibile un’ iscrizione che ricorda la piena del Tevere del 1277.
Itinerari romani e Via Arco dei Banchi
Il livello raggiunto dalle acque è segnato da una linea incisa che divide l’epigrafe in due parti; ed è il più antico ricordo delle inondazioni tiberine. Originariamente l’iscrizione era murata sulla facciata della primitiva chiesa dei Ss. Celso e Giuliano; che venne demolita e ricostruita per ben due volte proprio a causa dei continui allagamenti del “Canale di Ponte”. Nel Cinquecento, sotto l’arco, era presente una scultura molto venerata della Vergine che fu, in seguito, asportata e poi rimpiazzata nell’Ottocento da un grande quadro ad olio, sempre raffigurante la Madonna. Via Arco dei Banchi oggi è un breve tratto a ridosso di Corso Vittorio, rimasto pressoché immutato, ma che non evoca più la magnificenza dell’epoca rinascimentale e, soprattutto, la vivacità dell’attività commerciale.
