Piazzale della stazione di Sezze, ma Sezze scalo s’intende. Già, perché alcuni penseranno a linee ferroviarie temerarie che si arrampicano per le montagne, ma da noi non accade e non accadrà. Non contano i dati, le date, i conti, ma le tasse e la qualità dei contribuenti sì.
Piazzale della stazione di Sezze
Non abbiamo una bella funivia, che signori miei sarebbe un bel po’ utile, ma anche qui, siamo nella fanta tecnologia, che ahimè non ci appartiene. Tornando a bomba, la comunità nemmeno si ricorda più da quando l’area antistante la stazione setina è transennata per lavori in corso. Certamente mancherà poco per aprire tutto, ma sarà sempre un po’ tardi. Parliamo di un’area grande come un campo da tennis, palla più, palla meno.
In Giappone, in una sola notte avrebbero scavato, srotolato i vialetti, messo le aiuole, una vasca con i pesci gatto, gli zampilli e degli alberi ombrosi su comode panchine termiche. Qui la musica è ben diversa. I tempi si sono rivelati estenuanti e a quanto ho visto, non è stato costruito il Taj mahal. Non mi pare che Fuxas o Renzo Piano abbiano dovuto lambiccarsi il cervello per elaborare un progetto tanto complesso.
Treni del Lazio
Il problema però non è stato e non è tanto se la competenza sia dell’Ente Comunale o delle Ferrovie dello Stato, no, il “quid”, è stato ed è ancora il disagio per i pendolari e per i residenti. Il bar ha chiuso e si sa bene, quanto era importante, ma dopo essere rimasto attaccato alle macchine, due scosse non ce la siamo sentita di dargliele e alla fine l’elettroencefalogramma è risultato piatto.
Una donna sola da quelle parti, in alcune ore del giorno, specie se è buio, con un bar aperto, aveva un punto di riferimento importante. Chi poi viaggia con i bus, deve scendere dalla parte esterna e fare il sottopasso, che sempre in alcuni momenti della giornata, non incute sicurezza. Chi poi deve fare un cambio, deve fare un bel po’ di strada a piedi. Vorrei inoltre considerare poi che chi è disabile o non giovanissimo(…)
Barriere architettoniche
(…)deve fare tante scale o rinunciare. Per non parlare poi se la disabilità implica una carrozzina. Anche quando si aprirà la piazza, non ci saranno ascensori o pedane. E questo non mi pare il modo di abbattere le barriere architettoniche, migliorare e consentire a tutti di viaggiare in autonomia.
Abbiamo bisogno di mezzi pubblici, almeno in buona parte, muniti di pedane, ma se poi le stesse comodità non sono “sulla terra ferma”, che senso ha? Insomma, prima o poi la zona davanti alla stazione aprirà, ma con quanto ritardo e che servizi oltre ad un’estetica gradevole offrirà? Credo si debba cambiare la visione generale, specie per un paese che invecchia. In ultima analisi, Sezze, uno dei paesi più antichi e gloriosi dei Lepini, che dovrebbe dettare l’agenda e dare l’esempio può fare di meglio? Certo che può e deve.