La mano del demonio, una frase che evoca paure lontane. Tante sono le storie e le leggende che serpeggiano lungo i monti dell’area pontina. S’intrecciano a luoghi semi selvaggi, speroni di roccia e boscaglia che ancora resiste selvaggia. Poi scivolano verso il mare, fondendosi con le onde. Il mito si perde rarefatto, sciogliendosi nella salsedine.
La mano del demonio
Accade e si narra, nel comune di San Felice Circeo, località marina dalla storia molto antica e molto ricca, una vicenda misteriosa. Sembra e ancora si tramanda oralmente, che sulla via del Faro fino alla fine dell’800, vi era una roccia molto singolare. Attraeva l’attenzione della gente, poiché aveva la forma di una grossa mano. Era un che di suggestivo, e colpiva l’immaginario collettivo.
Questa roccia la chiamavano “la Mano del Demonio“, nome sinistro e che incuteva atmosfere un po’ oscure. Nondimeno, la storia di questa mano rocciosa, è davvero molto misteriosa; poiché a quanto pare, non ci sono affatto dei riscontri e delle prove della sua effettiva esistenza. Nessun dipinto dell’epoca, ma neanche foto in bianco nero del ‘900. Eppure la leggenda rimbalza, resiste, aggrappata ad un territorio di per sé suggestivo e bello. Arrivando presso San Felice Circeo, ci s’incammina curiosi per la via per il Faro.
Via del Faro di San Felice Circeo
Qui, dopo aver superato il boschetto di lecci, sulla nuda roccia è possibile leggere un’iscrizione romana, risalente all’incirca al I secolo a.C. che è importante per la leggenda che ci interessa. La particolarità di quest’iscrizione romana riguarda il fatto che la traduzione è come un indovinello, per trovare oppure ottenere qualcosa. Si dice che “chiunque riuscisse a decifrasse l’iscrizione diventerebbe ricco, poiché la montagna si spaccherebbe lasciando piovere monete d’oro”. Un po’ come trovare una pentola piena d’oro alla fine dell’arcobaleno, chissà!
Tuttavia, sotto questa singolare e vetusta incisione, vi era proprio la roccia di cui accennavo sopra. Si trattava di specie di stalattite che aveva proprio la forma di una grande mano. La gente la denominò la “Mano del Demonio”. Ahimè qui la leggenda si fa un po’ rarefatta, poiché della roccia non c’è più neanche l’ombra. Restano le storie che si tramandano oralmente e varie superstizioni sinistre.
La mano del demonio e leggende pontine
Cercando di restare con i piedi per terra, l’arcano potrebbe essere facilmente svelato. C’è chi ritiene che sarebbe andata distrutta per via di lavori d’ampliamento della strada locale. Eppure in tanti credono che alcuni parlano e mormorano di un presunto ordine monastico sanfeliciano. Alcuni appartenenti a quest’ordine, temendo le superstizioni e la fascinazione un po’ diabolica”, si risolsero ad agire in modo draconiano. Non volevano rischiare di vedere la roccia diventare una sorta di idolo maligno.
Decisero si distruggerla, per scongiurare l’idolatria pagana usando dell’esplosivo. Forse però il recinto è stato chiuso quando i buoi erano già spariti. Si racconta infatti che dalle parti del bosco di lecci, lecci che circonda la strada per il faro, che sia scomparsa una monaca. Ad avvalorare questa storia, ci sarebbero dei lamenti sinistri che si udirebbero di notte.
Lecceto di San Felice Circeo e La mano del Demonio
Oppure sono anime in pena che ancora pensano di camminare sull’antica strada romana, che passava di là. In attesa di ulteriori riscontri o testimonianze, pare che alcuni siano andati in zona con dei dispositivi per rilavare la presenza di “spiriti”, o energie. Strane e tremule sembianze sono state avvistate.