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MEMORIA PERSONAGGI

Daniele Nardi, il setino che ha toccato il tetto del cielo

Daniele Nardi - D Nardi 1

Daniele Nardi, il setino che ha lasciato una traccia graffiando le rocce e accarezzandole al tempo stesso. Quando si pensa all’alpinismo, viene in mente un mondo lontano dalla nostra cultura del centro sud di un’Italia; che invece ci sorprende sempre. Eppure Sezze, nata da Ercole, fatta di forza, durezza e sprezza, forgiata in una materia atavica, antica e dura, come solo la gente di queste vette sa essere, sa pure dare vita a uomini che possono affrontare le vette più inarrivabili. Un uomo straordinario che ha dato del tu a grandi vette, con un sorriso che sopravvive al tempo.

Daniele Nardi

Setini, gente che discende da chi eresse le mura cilopiche. Abituati a strappare la vita a ciuffi d’erba tra rocce che ci guardano da migliaia di anni, immutabili, no non dovrebbe stupirci. Forse solo Sezze poteva dare i natali ad un uomo come Daniele Nardi, impavido, indomito, adamantino, dal sorriso schietto, lui che con il suo spirito ardito, sopravvive tra gli zefiri dei venti che lo sospingono ancora tra le vette più elevate.

Daniele Nardi - Daniele Nardi a Sezze
Daniele Nardi a Sezze

E’ stato lui, figlio di Sezze, il primo alpinista nato al di sotto del Po a raggiungere la vetta dell’Everest e del K2. L’ultimo dei Moicani, ha stupito il mondo dell’alpinismo tradizionale. Nelle foto spesso guarda in alto, dove la neve è dura, il ghiaccio è infido e si è più vicini al cielo e a Dio. Quelle vette non sono per tutti, ma solo per pochi eletti. Baciati dagli dei e Nardi è stato tra questi.

Scalare l’Everest

Forse dapprincipio, ai piedi delle Dolomiti, deve essere stata una rivelazione. Forse è stato amore a prima vista. Un po’ come quando un bambino inizia a camminare, sa che lì in alto c’è un barattolo di biscotti e cerca di arrampicarsi; nessuno può fermarlo. E Daniele Nardi tra questi monti antichi del Lazio ad un certo punto ha iniziato ad accarezzare il Monte Semprevisa, modesto forse, ma forse un primo gradino, ma pur sempre il punto più alto dei Lepini. Da lì probabilmente ha spiccato il volo, assaporando quell’aria unica, pungente, riservata a pochi eletti.

Daniele Nardi - Nardi che arrampica

Forse lo desiderava e ancora non lo sapeva, ma si stava allenando per le grandi sfide che erano lì dietro l’angolo; come le scalate himalayane, anche quelle riservate a pochi temerari. Daniele Nardi sognava di emulare le imprese di grandi scalatori, finanche di superarli, affrontando i “Giganti” come il K2 un sogno riservato a pochi.

Monte Semprevisa e Daniele Nardi

Era adolescente Nardi e già si allenava su questi Lepini. Usava corde di fortuna, da imbarcazione, ed era già temerario. Sapendo quanto è dura e ruvida la “buccia” dei setini non ci si può stupire delle grandi imprese compiute da Nardi da lì in poi. Chissà come si sarà sentito per la prima volta davanti al Monte Bianco, ma dentro di sé probabilmente sapeva già che non gli sarebbe bastato. Guarda in alto, più lontano, e tra le nuvole intravede l’Himalaya.

Daniele Nardi - Nardi a Bassiano

Scala, soffre, impara e arriva a quota di 8100 metri, però “sdegnosa” la montagna gli fa capire che è il momento di scendere. Voleva vedere di che pasta era fatto. Riparte, e nel 2004 finalmente raggiunge per la prima volta la cima del suo primo Ottomila, l’Everest. E’ un’impresa dura, temeraria, forse per alcuni folle, ma è la sua vita e la sua essenza.

Makalu

Nardi scala ancora e va anche in Sud America dove affronta l’Aconcagua. Poi affronta il Makalu e riesce nel concatenamento di Nanga Parbat e Broad Peak in 30 giorni. Lassù l’ossigeno è rarefatto, ma di questo italiano così prode e indomito nel mondo si parla con rispetto e ammirazione. Daniele acquisisce esperienza, studia, si prepara e forse affronta quello che voleva da tutta una vita, il K2. E’ cresciuto, diventa capo spedizione e continua a guardare in alto. Questa scalata ha un’eco importante. La stampa segue l’alpinista setino e la spedizione ha successo; tuttavia la montagna chiede il suo tributo e in quei giorni, seppur gloriosi per gli scalatori italiani, uno scalatore, Zavka, sparisce per sempre. Eppure quel “sacro fuoco” che arde in uno scalatore non si placa mai. Seguiranno, infatti, molte altre imprese, finanche epiche, poiché riesce a conquistare un picco inviolato il “Peak of freedom”.

Tom Ballard

L’Everest sembra sempre chiamarlo, come se ci fosse il richiamo delle “sirene”. E poi, poi tra una scalata e l’altra, c’è sempre un momento focale nella vita di un uomo, quello in cui la vetta, il cuore, e lo spirito, sono ancora avviluppati da un vento ineluttabile. Ci sono vette e scalate che sono lì come gradini di cristallo e tu sai che non puoi far altro che salire, senza voltarti indietro. E’ il Nanga Parbat che ha un richiamo forte. Tenta più volte, forte della grande esperienza acquisita. La montagna lo attrae, ma al contempo è come se lo respingesse, forse non era ancora il momento, quello topico. Quello che ti fa stare in stato di grazia e trascorre qualche anno, tenta ancora e graffia ghiaccio e rocce caparbio, determinato; eppure con quel qualcosa di splendente che gli batte nel cuore affiora nel sorriso, brillando poi negli occhi.

Nanga Parbat e Daniele Nardi

Non ha senso elencare cifre, date e altezze, poiché qualcuno ha detto che non conta la meta, bensì il viaggio e forse Daniele Nardi lo sapeva bene; poiché ha vissuto intensamente senza mai perdere se stesso, senza mai perdersi nelle nuvole, ma cavalcando il vento. Il Nanga Parbat è accessibile, ma incline al capriccio. Alla fine Daniele torna al Nanga Parbat per l’ultima volta nell’inverno 2018/2019 insieme all’inglese Tom Ballard. Sarà una scalata per sempre, infinita da cui non scenderanno più, forse perché eletti, sublimati. Daniele e Tom, nati per scalare, forse stanno ancora salendo quei gradini di cristallo. Come Ulisse, indomito fino alla fine, questo figlio bello, forte e caparbio di Sezze, ha portato in alto l’inarrestabile spirito dei setini. E noi ogni volta che sentiremo soffiare quel vento freddo, leggero e libero, ci volteremo per un attimo e ti sapremo libero…per sempre!

Personaggi setini

“Il mio desiderio di vetta, la mia voglia di arrivare in cima era grande però a 4810 metri le Alpi si fermano”.

“Vorrei essere ricordato come un ragazzo che ha provato una cosa incredibile, impossibile che però non si è arreso. Il messaggio che voglio lasciare a mio figlio se non dovessi tornare è quello di non fermarsi, non arrendersi. Datti da fare perché il mondo ha bisogno di persone migliori che facciano sì che la pace sia una realtà e non solo un’idea. E vale la pena provarci”

© Riproduzione riservata

Daniele Nardi, il setino che ha toccato il tetto del cielo ultima modifica: 2022-12-03T07:00:00+01:00 da simona aiuti

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