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ASSOCIAZIONI STORIA

La battaglia di Cheren simbolo dell’eroismo italiano

Duca Amedeo D'aosta

La battaglia di Cheren, gloriosa purtroppo dimenticata. In questi termini ci si riferisce a quell’episodio della nostra storia, poiché quei soldati sono ahimè caduti nell’oblio, nonostante il valore e l’amor patrio dimostrato.

La battaglia di Cheren

E’ giusto quindi rievocare, capire e rendere omaggio ai soldati che combatterono in terra straniera e non tornarono mai. Ebbene il 22, ovvero sabato, presso la casa del Combattente in Piazza San Marco a Latina, ci sarà una conferenza sull’argomento. Sarà relatore l’avv. Simone Di Leginio. Era il 2 febbraio del ’41 in Eritrea, presso Cheren, a nord ovest di Asmara.

La battaglia di Cheren - Cheren e la tabella

E’ questo lo scenario della indomita e tenace resistenza italiana; consumatasi in un epico scontro che possiamo definire la prima vera decisiva battaglia della seconda guerra mondiale. Tutto accade a Cheren e avrà poi grande importanza in tutto lo sviluppo successivo del conflitto bellico. Questa battaglia e l’ardore degli italiani impegnerà e rallenterà molto l’intervento delle forze britanniche nell’Africa settentrionale. Da una parte erano schierati gli italiani ed i loro soldati coloniali eritrei, somali ed etiopi. Dall’altra si contrapponeva una babele di contingenti.

Avv. Simone Di Leginio

Erano inglesi, indiani, francesi, senegalesi, sudanesi, egiziani, ciprioti e palestinesi. Già nel 1940, in Eritrea gli italiani avevano preso l’iniziativa attaccando gli inglesi in Sudan e bloccando loro l’accesso ai porti del Mar Rosso, ma poi si erano dovuti fermare. L’Africa Orientale Italiana arrancava per carenza di approvvigionamenti che non arrivavano. Il viceré d’Etiopia, il duca Amedeo d’Aosta, stimato dai nemici; per valore, capacità, e amor patrio, in vista di un attacco, lamenta le enormi carenze di materiali.

La battaglia di Cheren - Cartina Di Cheren e il tricolore

Scarseggiavano armamenti, equipaggiamenti e anche un’adeguata preparazione. L’offensiva nemica in Eritrea inizia nel gennaio 1941 e a fine mese gli inglesi sono già giunti ad Agordat, 170 chilometri dalla capitale Asmara. A metà strada si trova proprio Cheren, piccola cittadina capoluogo del Senait, posta tra un semicerchio di montagne con un solo punto di ingresso. La gola del fiume Dongolass, è uno stretto passaggio attraverso una bastionata rocciosa sovrastata da undici cime.

Duca Amedeo D’Aosta vicerè d’Etiopia

Sarà su queste posizioni naturali che, in fretta e furia, nell’estremo tentativo di sbarrare il passo al nemico, affluiscono tutti i reparti italiani. Qui, al comando del generale Carmineo, ci sono granatieri, bersaglieri, alpini, artiglieri, camicie nere ed ascari dei nostri reparti indigeni. Ci saranno 51.000 uomini della 4ª e 5ª divisione anglo indiana al comando del generale Platt con cingolati, carri armati e appoggio aereo non riescono a passare. Contro i circa 30.000 italiani.

La battaglia di Cheren - Asmara in visione aerea

Gli scontri sono durissimi, spesso all’arma bianca. L’offensiva britannica è fermata ed a metà febbraio gli inglesi, sfiniti ed impotenti, ripiegano. Ma sono meglio equipaggiati, si riorganizzano e attaccano. Ormai nelle nostre linee manca tutto, dalle munizioni al cibo, all’acqua. Indomiti resistono alla calura degli oltre 50º all’ombra. I soldati italiani sono sottoposti a bombardamenti incessanti, ma nuovamente la resistenza è tenace, accanita, al di là dell’incredibile.

Guerra d’Africa

Ovunque in Europa arriva sulla stampa l’eco della battaglia e del valore inimmaginabile degli italiani. Nessun altro avrebbe potuto così tanto e si guadagnano il rispetto e l’ammirazione dei nemici. Gli stessi britannici dopo la guerra diranno: “Cheren è stata una delle più dure battaglie di fanteria mai combattute in questa guerra e ciò per l’efficace ostinazione mostrata dai battaglioni italiani. Quelli che erano lì sono unanimi sull’estrema durezza di quella lotta e alcuni sostengono che i combattimenti a Cheren furono più selvaggi di quelli di Monte Cassino. Attacchi, contrattacchi, scaramucce, pattuglie. I battaglioni vengono decimati. Manca tutto e le posizioni sono ormai indifendibili; si resiste ancora fino al 27 marzo, ma dopo 56 giorni di sacrifici arriva l’ordine di ripiegare. Gli italiani non sono battuti sul campo, ma la sanguinosa lotta, con circa 6.500 tra morti, feriti e dispersi da parte italiana contro i 3.700 britannici è terribile.

Colonialismo italiano in Etiopia e La battaglia di Cheren

La battaglia essa a causa dell’esaurimento numerico dei difensori. Qualche tentativo di resistenza in Eritrea ci sarà ancora a Massaua, ma in pochi giorni i britannici saranno padroni del Mar Rosso e delle vie di rifornimento. L’estrema difesa in Etiopia, l’Amba Alagi, cadrà il 19 maggio. Resta il grandissimo valore dei soldati che hanno onorato il tricolore fino alla fine, ricordiamoli, un fiore e una preghiera per loro.

La battaglia di Cheren simbolo dell’eroismo italiano ultima modifica: 2022-10-20T07:00:00+02:00 da simona aiuti

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